Con scarponcini da trekking
In auto fino ad Angrogna capoluogo. Dislivello 150 m. Tempo di durata: 2 ore. Stagione preferita: Autunno, primavera, estate.
È la classica, tranquilla, istruttiva passeggiata che, tra i boschi e le borgate di Angrogna, e oltretutto consente di fare un ripasso di storia e vita valdese. Non può mancare nell'agenda di una visita alle valli.
Tra i suoi pregi c'è anche il vantaggio che può essere fatta piacevolmente in ogni stagione. Altro aspetto positivo è l'itinerario ad anello che vi riporterà alla vostra automobile lasciata sul piazzale del capoluogo.
Se durante la passeggiata noterete delle frecce con su scritto «ecomuseo della resistenza», non seguitele. Potreste vagare per ore sui sentieri della valle senza arrivare da nessuna parte, o al peggio, perdervi tra i boschi. In realtà collegano dei luoghi dove, come al Bagnou, sono successi fatti significativi durante la resistenza, ma senza un'adeguata informazione restano delle simpatiche freccette.
Dal capoluogo di Angrogna, iniziate la salita dietro la fontana e la caratteristica «pera dei debi» , una pietra su cui, in epoche lontane, veniva sbattuto il povero debitore insolvente.
Dopo aver attraversato alcune case sparse, all'interno di un tornante, imboccate a sinistra la deviazione per Carlevà.
Se invece sbagliate e proseguite a destra giungerete alla borgata Vernè, distante 300 metri dall'itinerario classico, uno dei quartieri generali di Giosuè Gianavello. Sempre al Vernè la Pensione Bertin, attualmente trasformata in Residence, ospitò, nel periodo tra le due guerre, la principessa Mafalda di Savoia.
Ma dopo questa breve digressione vi consigliamo di tornare all'itinerario classico. Attraverso una gradevolissima passeggiata sotto un curato bosco di castagni, potrete vedere come i VALDESI pregassero nascosti in una grotta mentre tenevano tranquillamente i loro sinodi sui prati. Potrete ammirare tre «scuolette Beckwith» perfettamente conservate: una chiusa (Prassuit-Vernè), una normalmente visitabile (Odin) e la terza adibita a Museo della Donna (Serre).
Attrattiva di gran peso è una fessura tra alcuni giganteschi massi, una frana forse, detta «ghieisa d'la tana» (o più pudicamente solo «la tana»). La storiografia valdese vuole che tale anfratto fosse utilizzato, non si sa bene in che periodo, dai VALDESI per celebrare i loro culti in clandestinità. Non è chiaro se ciò corrisponda a verità o se si tratti solo di una leggenda con forti basi storiche. Sta di fatto che anche noi siamo andati a visitare questa grotta scendendo per la ripida frana, solo da pochi anni risistemata. All'ingresso, una lapide ci ricorda che lo stesso Edmondo De Amicis, dopo averci commosso con Cuore , aveva voluto visitare questo simbolo.
Qualsiasi cosa pensiate, vi invitiamo ad entrare per lo stretto pertugio, attenti a non sbattere la testa. Non preoccupatevi, l'ambiente si allarga presto e gli occhi si abitueranno subito all'oscurità.
Delle tre scuolette Beckwith situate lungo il percorso è probabile che riusciate a visitare quella degli Odin, una delle meglio conservate. L'Ottocento fu un secolo caratterizzato da viaggiatori e viaggiatrici inglesi e le valli non poterono sottrarsi a tali movimenti, non fosse altro che per l'affinità derivante dalla comune fede riformata di inglesi e VALDESI.
Uno di questi viaggiatori lasciò decisamente il segno: il comandante Charles Beckwith aveva perso una gamba, (a causa di una palla di cannone e non per distrazione) sulle navi dell'ammiraglio Nelson. Nonostante avesse un arto di legno, attualmente conservato al Museo valdese di Torre Pellice, aveva intrapreso la carriera di viaggiatore inglese dell'Ottocento.
La conoscenza delle condizioni di vita dei VALDESI del ghetto stimolarono la sua compassione. Da quel momento Beckwith dedicò la sua vita ad aiutarli. In primo luogo si adoperò per migliorare le loro condizioni culturali attraverso un'opera di diffusione capillare della cultura. Fece costruire, in ogni borgata delle valli, un piccolo ma completo edificio scolastico: la scuoletta Beckwith, e alla fine dell'Ottocento si contavano oltre 100 scuolette in tutte le valli. Parallelamente, col contributo di Gilly, un altro viaggiatore inglese, contribuì alla costruzione del collegio di Torre Pellice. Infine è al suo buon gusto architettonico (?) che si devono alcuni templi VALDESI edificati alla fine dell'Ottocento.
Tornati fuori della scuoletta, attenti a non sbattere la testa alla trave della porticina, la passeggiata storica prosegue con la visita al prato dove si svolse il sinodo più famoso della chiesa valdese: quello in cui fu decisa l'adesione alla Riforma protestante. Il luogo si chiama Chanforan, riconoscibile per una sorta di menhir infisso su un basamento di pietra. In questa parte della passeggiata bisogna avere ben chiara la portata storico/teologica degli avvenimenti perché il luogo non ha un'attrattiva particolare.
Superato questo momento di forte emozione storica si scende sul bel borgo del Serre caratterizzato da un discreto tempio valdese con campanile. Esattamente alle spalle del tempio, all'interno di una scuoletta, è sistemato il Museo della Donna. Se doveste trovarlo chiuso potete chiederne la chiave agli abitanti del borgo.
Il rientro dal Serre al capoluogo è reso piacevole da una leggera discesa.
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